Ecco perché puoi resistere a lungo senza cibo ma pochissimo senza bere: i rischi enormi della disidratazione

Il corpo umano possiede risorse impressionanti di adattamento in assenza di cibo, ma mostra forti limiti quando viene privato dell’acqua. Questo contrasto affascina la medicina, la fisiologia e il grande pubblico, perché resistere senza cibo per settimane, ma non poter sopravvivere più di pochi giorni senza bere, rivela molto su come il nostro organismo sia strutturato e su quanto siano diversi i meccanismi coinvolti nell’utilizzo dei nutrienti e nella regolazione dei liquidi corporei. Basi biochimiche, processi metabolici e rischi clinici legati alla disidratazione costituiscono quindi un tema centrale per la sopravvivenza umana.

L’acqua come ingrediente essenziale della vita

L’acqua rappresenta circa il 75% della composizione corporea in fase neonatale, mentre negli adulti questa percentuale si stabilizza tra il 50% e il 60% in base a molti fattori come sesso, età e composizione corporea. Il nostro organismo utilizza costantemente l’acqua per trasportare nutrienti, eliminare scorie metaboliche, regolare la temperatura corporea, mantenere il volume del sangue e garantire il corretto funzionamento delle cellule. Ogni processo vitale dipende dall’acqua e da un equilibrato bilancio idro-salino.

Non a caso, la soglia di allarme per la perdita di liquidi è molto bassa: anche una riduzione del 2% dell’acqua corporea può già compromettere funzioni cognitive, attenzione, memoria e coordinazione motoria. Quando la perdita supera questa percentuale, si avvertono sete intensa, mal di testa, vertigini, diminuzione della resistenza fisica e crampi muscolari. I soggetti più a rischio sono anziani, bambini, atleti e persone che lavorano in ambienti molto caldi, in cui il sudore può accelerare la perdita di liquidi senza un’adeguata reintegrazione.

I meccanismi che permettono di sopravvivere senza cibo

Quando si smette di mangiare ma si continua a bere acqua, il corpo attiva strate strategie di riserva energetica. Inizialmente utilizza il glucosio presente nel sangue e quello immagazzinato nel fegato sotto forma di glicogeno. Quando queste riserve si esauriscono (dopo circa 24-48 ore), inizia un processo chiamato gluconeogenesi, attraverso il quale il fegato produce glucosio a partire da aminoacidi e grassi. Progressivamente il metabolismo si adatta per risparmiare proteine e consumare prevalentemente grassi, condizione alla base della chetosi.

Questi adattamenti consentono a un individuo sano, dotato di scorte nutritive sufficienti e in condizioni ambientali non estreme, di sopravvivere anche tre settimane senza cibo, purché sia garantita idratazione adeguata. In alcuni casi documentati, grazie a un monitoraggio medico ed a una idratazione scrupolosa, la sopravvivenza è stata persino più lunga, pur con importanti danni muscolari e organici. La chiave sta proprio nell’acqua: senza di essa, i processi metabolici necessari per ricavare energia si bloccano rapidamente e il corpo non è più in grado di mantenere le sue funzioni vitali.

La disidratazione: conseguenze e rischi per la salute

La disidratazione insorge quando le perdite di acqua superano l’introito, fenomeno che può verificarsi per sudorazione, vomito, diarrea, febbre alta, attività fisica intensa o semplicemente per un apporto idrico insufficiente. Già ai primi segnali (sete, senso di stanchezza, urine concentrate) il corpo cerca di avvisare dell’allarme; tuttavia, se lo stato persiste, le conseguenze si aggravano rapidamente:

  • Collasso del volume sanguigno: la perdita di liquidi fa diminuire la quantità di sangue circolante e la pressione arteriosa, causando vertigini e il rischio di svenimenti.
  • Alteri ritmi cardiaci: il cuore è costretto a lavorare di più per ossigenare i tessuti.
  • Disturbi neurologici: le cellule cerebrali sono estremamente sensibili alla carenza di acqua e sali minerali, con comparsa di confusione mentale, perdita di memoria e stato confusionale.
  • Rischio di danni renali: in situazioni prolungate, la ridotta perfusione sanguigna ai reni può portare a insufficienza renale acuta e danni irreversibili agli organi interni.
  • Infezioni urinarie: minore produzione di urina concentra i batteri nell’apparato urinario, aumentando il rischio di infezioni.
  • Aumento della temperatura corporea: l’incapacità del corpo di sudare correttamente favorisce colpi di calore e ipertermia.

Già una disidratazione lieve può causare affaticamento precoce nei muscoli, crampi, diminuzione della resistenza, mentre una forma grave può rapidamente degenerare nello shock ipovolemico e potenzialmente nella morte. Studi clinici sottolineano che il margine di sopravvivenza senza acqua non supera generalmente i 3-5 giorni, variando in base a età, condizioni di salute, temperatura ambientale e attività fisica.

L’importanza di riconoscere e prevenire la disidratazione

Comprendere i segnali precoci di disidratazione è fondamentale per intervenire tempestivamente. Tra i sintomi iniziali compaiono sete intensa, bocca secca, affaticamento, mal di testa, vertigini e urine scure. Nei bambini piccoli e negli anziani, la percezione della sete può essere alterata o assente, rendendo la prevenzione ancora più importante.

Le strategie di prevenzione includono:

  • Assumere acqua regolarmente durante la giornata, anche in assenza di sete.
  • Prestare attenzione a sudorazione abbondante, febbre o presenza di patologie che aumentano la perdita di liquidi (diarrea, vomito).
  • Favorire alimenti ricchi d’acqua (frutta, verdura, minestre).
  • Adattare l’introito idrico alle condizioni ambientali: in estate, durante lo sport o con clima caldo e secco, aumentare ulteriormente il consumo.
  • Monitorare il colore delle urine, che deve rimanere chiaro come indicatore di buona idratazione.

In presenza di sintomi gravi come confusione mentale, svenimento o riduzione drastica della minzione, è fondamentale rivolgersi tempestivamente a un medico, poiché una disidratazione avanzata può rapidamente mettere in pericolo la vita.

In sintesi, la chiave della sopravvivenza in situazioni estreme è l’acqua, ben più che il cibo: se il nostro organismo si è evoluto per resistere a lunghi periodi di digiuno, la carenza idrica blocca in tempi molto rapidi i processi vitali, evidenziando il ruolo insostituibile della corretta idratazione per la salute e il benessere dell’uomo.

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